Disinfestazione acari

Gli acari appartengono al Phylum degli Artropodi ma a differenza degli insetti, di cui si possono definire gli antenati, hanno un regime alimentare molto diversificato; infatti gli acari possono essere fitofagi, predatori, saprofagi, micofagi ed essenzialmente parassiti. Le dimensioni di questi organismi possono essere estremamente ridotte a poche decine di micron, oppure, come nel caso della zecca raggiungere dimensioni di diversi centimetri. Si conoscono attualmente circa 30.000 specie di acari appartenenti a circa 2.000 generi diversi tra cui sicuramente quelli che hanno maggiore importanza da un punto di vista sanitario sono gli Acari parassiti.

 

Tutti gli acari, da un punto di vista morfologico, si presentano con alcune caratteristiche che li accomunano; il corpo, ad esempio, non e’ segmentato e non si riconoscono regioni particolari come negli insetti; inoltre sullo stesso sono distribuiti, più o meno numerose, le sete (peli) che possono avere conformazione diversa e anche funzioni differenti come ad esempio quello di chemioricettori; le zampe, quasi sempre in numero di otto, hanno una funzione principale di movimento, ma possono anche essere utilizzate a scopo sensoriale, predatorio, di ausilio nella copula o come strumenti per aggrapparsi all’ospite. L’apparato boccale (Gnatosoma) e’ costituito dall’apertura boccale, da due cheliceri che sono appendici boccali che servono per catturare il cibo e triturarlo, e da altre strutture. Gli acari respirano grazie ad un sistema tracheale simile a quello degli insetti oppure per mezzo della cuticola; nel primo caso sono presenti delle aperture spiracolari dette stigmi attraverso i quali avviene lo scambio dei gas respiratori. Questi organismi sono a sviluppo indiretto; alcuni sono ovipari ed altri ovovivipari. Successivamente allo stadio dell’uovo succedono gli stadi di prelarva, larva, protoninfa, deutoninfa, tritoninfa, e adulto. Le uova possono essere deposte singolarmente o a gruppi; il ciclo completo di sviluppo dall’uovo ad adulto si può compiere, a seconda delle specie e a seconda di alcuni fattori ambientai quali la temperatura e l’umidità, in pochi giorni o alcuni mesi. Con tanta varietà di forme e strutture esistono ovviamente grandi differenze nei modi di vita ed habitat; infatti si conoscono acari liberi e acari parassiti; i primi si trovano nel terreno, nel muschio, nelle grotte, nelle acque salmastre o dolci, i secondi infestano abitazioni, piante e animali non escluso l’uomo provocando malformazioni, malattie mediante la trasmissione di germi patogeni e infine allergie. Prenderemo in esame solo alcune specie presenti nell’ambiente urbano e domestico.

    • Acari delle polveri

Acari delle polveri

La dimostrazione più plausibile che nelle nostre abitazioni ogni anfratto e substrato alimentare può essere colonizzato e’ dato dal frequente rinvenimento di numerosi acari nella polvere. Possono giungere negli ambienti domestici attraverso vari vettori come ad esempio indumenti, mobili e materassi già infestati o attraverso il vento che trova degli spiragli aperti come porte e finestre. Vengono definiti acari delle polveri in quanto proprio in quella piccola quantità di terreno e sabbia mista a detriti alimentari e fibre sintetiche e/o animali che si produce all’interno degli ambienti domestici, in condizioni di umidità e temperatura favorevoli, trovano il loro substrato naturale per lo sviluppo. Sono di dimensioni molto minute (inferiori al millimetro) e traslucidi, più che individuare il singolo esemplare, e’ più facile notare dei granelli di polvere che paiono spostarsi lentamente quasi rotolando su se stessi. Osservando con una lente d’ingrandimento si può notare che il granello altro non e’ che un ammasso di numerosi individui aggrappati l’uno all’altro. Depongono diverse centinaia d’uova completando il proprio ciclo in 25-30 giorni; caratterizzata da tegumento molto sottile, vanno incontro facilmente a morte per disidratazione. Sono i responsabili di frequenti allergie in quanto sia i residui delle esuvie, che le stesse secrezioni ghiandolari e le feci passando nel pulviscolo atmosferico, vengono facilmente inalati provocando riniti, forme asmatiche o dermatiti. L’aria secca rispetto a quella umida o all’umidità in generale degli ambienti determina un naturale controllo delle pullulazioni di questi sgradevoli ospiti delle abitazioni. Questi accari appartengono alla famiglia dei Pyroglyphidae che si riscontrano facilmente nei nidi dei roditori e nei nidi degli uccelli dove si cibano a spese di detritidi semi, frammenti di piume, squame cutanee etc. All’interno di un appartamento, per il loro regime alimentare, li possiamo trovare più facilemente in una camera da letto ed esattamente nei guanciali e nei materassi, dove la presenza di residui di desquamazioni cutanee sono più notevoli. Laddove invece la possibilità di alimentazione riguardi maggiormente residui alimentari, allora i Pyroglyphidae lasciano il posto ad acari delle specie Acaridae e Glycyphagidae. Tra queste due specie ricordiamo l’acaro più importante che e’ il Dermatophagoides pteronyssinus il cui sviluppo e’ favorito dalla presenza di forfora ed e’ ottimale nel periodo che va da Luglio a Novembre.

Acari delle derrate

A questa categoria appartengono centinaia di specie; si tratta di esseri di colore tipicamente biancastro con cuticola poco ispessita; caratteristica biologica fondamentale di tali acari e’ quella di avere la possibilità di rifugiarsi in uno stadio “ipopiale” quando le condizioni sono avverse anche per periodi superiori all’anno. Diversi acari delle derrate vivono in natura, nei nidi di topi, di uccelli, e soprattutto in estate ed autunno abbandonano tali siti per raggiungere le derrate trasportati direttamente da uccelli, roditori o trascinati con il pulviscolo atmosferico dal vento. Le specie che maggiormente si riscontrano sono l’Acarus Siro o comunemente conosciuto come l’acaro della farina, o il Lepidoglyphus destructor che attacca oltre il frumento conservato anche la frutta secca e i formaggi, o il Tyrophagus putrescentiae che preferisce alimenti con alto contenuto di grassi e proteine, o infine il Glycyphagus domesticus che attacca farina, frumento, tabacco, zucchero, formaggio etc. Quest’ultima e’ specie molto comune che facilmente si può trovare in magazzini ed abitazioni; e’ in grado di resistere a bassi tenori di umidità ambientale e le condizioni ottimali di sviluppo sono 23-25° C con umidità di circa 80-90%; in tali condizioni l’acaro completa il suo ciclo in 22 giorni. Tra le più frequenti fonti di introduzione di acari nelle abitazioni, si devono ricordare i formaggi a lunga stagionatura e gli insaccati. Tali substrati, infatti, durante il periodo di stagionatura, soprattutto se provenienti da cantine, ove il periodo di maturazione e’ effettuato con criteri tradizionali, albergano una ricca microfauna, di cui gli acari costituiscono parte preponderante, che vive soprattutto a spese del micelio fungino presente sulla crosta del formaggio, sulla cotenna dei prosciutti o sul budello degli insaccati. Gli alimenti aggrediti dagli acari vengono resi rapidamente inutilizzabili, in quanto l’azione nociva non e’ limitata alla distruzione del substrato ma anche a modificazioni fisico-chimiche e biologiche che questi arrecano.

Zecche

Tra gli acari che parassitizzano gli animali a sangue caldo, la zecca sicuramente e’ la più conosciuta anche per la crescente diffusione che si e’ registrata in questi ultimi anni. Il loro apparato boccale e’ modificato per poter penetrare facilmente attraverso la cute delle vittime ed e’ provvisto di dentellature che permettono un saldo ancoraggio all’ospite. Il tegumento e’ straordinariamente elastico e questo le permette di dilatarsi in modo eccessivo al momento dell’alimentazione fino a formare la caratteristica forma di sacco pieno di sangue. A seconda se tale tegumento e’ provvisto di placche chitinose o meno, si distingue la zecca dura dalla zecca molle. In genere le zecche stanno sul corpo dell’ospite per un periodo di tempo di alcuni giorni, duranti i quali si alimentano; poi si lasciano cadere nel terreno, ove possono resistere al digiuno per tempi straordinariamente lunghi (anche alcuni anni) in attesa di un prossimo ospite dove aggrapparsi e rifocillarsi di nuovo. Tra le zecche dure ricordiamo sicuramente Ixodes ricinus e Rhipicephalus sanguineus quest’ultima in particolare ha assunto una importanza fondamentale negli ultimi anni in relazione al fenomeno del randagismo dei cani. Negli utlimi anni e’ stato comprovato anche la possibiltà di attacco nei confronti dell’uomo con possibilità di trasmissione di geni patogeni e infezioni che possono anche, in concomitanza di altri fattori, essere letali. Altra specie da ricordare, soprattutto perché può attaccare anche l’uomo, e’ Argas reflexus o comunemente denominato zecca dei colombi. Grazie alla sua forma molto appiattita, quando e’ a digiuno, riesce ad annidarsi nelle crepe dei muri, nei sottotetti, e addirittura nei fori prodotti dal tarlo del legno uscendo nelle ore notturne alla ricerca della vittima. Quando attacca l’uomo, non ci si accorge immediatamente della puntura in quanto, nella saliva contiene una forma di anestetico, successivamente però si manifestano reazioni eritematose e a volte anche edemi localizzati con possibili shock anafilattici. Questa zecca e’, tra l’altro, responsabile della trasmissione della malattie di Lyme che in Italia ha già prodotto qualche vittima. Altri acari ematofagi sono ospitati da animali domestici o selvatici; in particolare ricordiamo Dermanyssus gallinae , Ornithonyssus sylvarium , Cheyletiella blakei. Il primo, caratterizzato da movimenti rapidi, si rifugia nelle ore diurne negli anfratti dei pollai, dove va a colonizzare, in quantità massicce e produce, con le sue punture, anche la morte dei poveri pennuti. Il secondo ha le stesse caratteristiche del primo, solo che risulta essere attivo anche durante le ore diurne. Il C. blakey e’ un acaro legato ai gatti, in particolare a quelli dal pelo lungo; può facilmente spostarsi su persone che hanno contatti con tali animali pungendo sulle braccia o sul petto; si determinano così eritemi, simili alla manifestazione di una orticaria le cui papule regrediscono nel giro di due mesi.

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